Notizie tratte da
Noi, le ragazze del Convento dei Cappuccini docu-libro a cura di Anna Montella un progetto del Caffè Letterario La Luna e il Drago in collaborazione con Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Progetto Etnie – Letterature |
Trecento anni di apostolato cappuccino, cento anni di ospizio di mendicità, sessant’ anni di orfanatrofio femminile.
E a cavallo tra l’ospizio di mendicità e l’orfanatrofio, l’apostolato delle suore Compassioniste Serve di Maria che a Grottaglie, in quel convento, hanno operato per 92 anni e hanno regalato alla città una figura splendida, quella di Madre Maria Goglia, già priora generale, le cui pagine di vita si sono intrecciate con la storia nazionale e che, dai primi anni ‘70 fino alla chiusura del 1986, è stata superiora del collegio di Grottaglie.
E a cavallo tra l’ospizio di mendicità e l’orfanatrofio, l’apostolato delle suore Compassioniste Serve di Maria che a Grottaglie, in quel convento, hanno operato per 92 anni e hanno regalato alla città una figura splendida, quella di Madre Maria Goglia, già priora generale, le cui pagine di vita si sono intrecciate con la storia nazionale e che, dai primi anni ‘70 fino alla chiusura del 1986, è stata superiora del collegio di Grottaglie.
LA STORIA DEL CONVENTO IN PILLOLE
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Il Convento visto dal drone
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I Frati Minori Cappuccini giunsero in Puglia nel 1530 - due anni dopo il riconoscimento solenne sancito da Clemente VII - e in pochi decenni, dal 1533 al 1600, fondarono in questo territorio ben 57 conventi.
Nel 1538 l’ordine arrivò anche a Grottaglie, ad opera del primo Provinciale Padre Tullio Balsano da Potenza, ex conventuale, incaricato dal vicario generale Ludovico Tenaglia da Fossombrone di intraprendere l’implantatio Ordinis nelle regioni italiane meridionali.
Qui i frati occuparono dimore provvisorie fino al 1586 anno in cui, secondo Padre Salvatore da Valenzano, storico a cui si deve l'opera di primaria importanza sui Cappuccini in Puglia, venne ultimato il convento, costruito "con il libero concorso del popolo, in luogo ameno e sorridente, sulla collinetta, non lungi dal noto «Campo d'Amore» e dal paese stesso" sul suolo ceduto a suo tempo da mons. Lelio Brancaccio, Arcivescovo di Taranto dal 1574 al 1599, sullo spalto Nord-Ovest della Gravina del Fullonese, dove i frati troveranno collocazione definitiva per circa tre secoli.
Nello stesso anno verranno, altresì, completati anche i lavori della chiesa, attigua al convento, «parva sed apta» non angusta, né proprio piccola, quanto un oratorio privato, ma accogliente e raccolta, giacché i grandi templi spesso distolgono e distraggono" intitolata a Santa Maria degli Angeli oltre che a Sant’Antonio di Padova.
Dai verbali della visita pastorale di Mons. Lelio Brancaccio, avvenuta a Grottaglie il 5 Agosto del 1577 alla chiesa cripta dei SS. Pietro e Paolo, nella gravina del Foranese o Fullonese - così denominata probabilmente dalla principale attività che vi si svolgeva, ossia l’arte della tintoria condotta da una colonia di Ebrei (dal latino fullo = tintore) che si era insediata nella sacra vallis intorno all’anno mille sfuggendo alla persecuzione iconoclasta di Diocleziano - si apprende che, in effetti, a quell’epoca la dimora era già esistente e/o comunque in costruzione.
La Relazione dello stato di tutti i conventi Cappuccini d’Italia, redatta da frate Filippo Bernardi, nel ‘700 parla del convento di Grottaglie come di un convento di medie proporzioni che ospitava una ventina tra religiosi e oblati.
Nel 1538 l’ordine arrivò anche a Grottaglie, ad opera del primo Provinciale Padre Tullio Balsano da Potenza, ex conventuale, incaricato dal vicario generale Ludovico Tenaglia da Fossombrone di intraprendere l’implantatio Ordinis nelle regioni italiane meridionali.
Qui i frati occuparono dimore provvisorie fino al 1586 anno in cui, secondo Padre Salvatore da Valenzano, storico a cui si deve l'opera di primaria importanza sui Cappuccini in Puglia, venne ultimato il convento, costruito "con il libero concorso del popolo, in luogo ameno e sorridente, sulla collinetta, non lungi dal noto «Campo d'Amore» e dal paese stesso" sul suolo ceduto a suo tempo da mons. Lelio Brancaccio, Arcivescovo di Taranto dal 1574 al 1599, sullo spalto Nord-Ovest della Gravina del Fullonese, dove i frati troveranno collocazione definitiva per circa tre secoli.
Nello stesso anno verranno, altresì, completati anche i lavori della chiesa, attigua al convento, «parva sed apta» non angusta, né proprio piccola, quanto un oratorio privato, ma accogliente e raccolta, giacché i grandi templi spesso distolgono e distraggono" intitolata a Santa Maria degli Angeli oltre che a Sant’Antonio di Padova.
Dai verbali della visita pastorale di Mons. Lelio Brancaccio, avvenuta a Grottaglie il 5 Agosto del 1577 alla chiesa cripta dei SS. Pietro e Paolo, nella gravina del Foranese o Fullonese - così denominata probabilmente dalla principale attività che vi si svolgeva, ossia l’arte della tintoria condotta da una colonia di Ebrei (dal latino fullo = tintore) che si era insediata nella sacra vallis intorno all’anno mille sfuggendo alla persecuzione iconoclasta di Diocleziano - si apprende che, in effetti, a quell’epoca la dimora era già esistente e/o comunque in costruzione.
La Relazione dello stato di tutti i conventi Cappuccini d’Italia, redatta da frate Filippo Bernardi, nel ‘700 parla del convento di Grottaglie come di un convento di medie proporzioni che ospitava una ventina tra religiosi e oblati.