Per comprendere l'importanza di quel muretto a secco abbattuto dalla sera alla mattina, per garantire un ingresso in più ad un parcheggio, bisogna fare un passo indietro e spiegare il perchè quel muretto a secco avesse tanta importanza storica. Ve lo narrerò come facevano i cantastorie, precursori dei nostri artisti di strada, in maniera semplice, senza pretese, così come lo ricordo, senza andare a consultare libroni , per non annoiare soprattutto i ragazzi, a cui questa "narrazione" è indirizzata.
A scopo esplicativo diventa molto importante la planimetria. Per vederla a grandezza naturale cliccare sull'immagine.
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ALLORA... C'ERA UNA VOLTA....
Quando Grottaglie non era ancora la Grottaglie che conosciamo oggi, esistevano comunque degli insediamenti nella zona e, soprattutto le gravine e le grotte, rappresentavano la possibilità di avere un rifugio e una casa. Fu così che intorno all'anno mille una piccola comunità ebraica, per sfuggire alla persecuzione iconoclasta di Diocleziano, si stabilì nella gravina del Fullonese (lu Fuddanese). Qui la piccola comunità portò un tipo di artigianato che l'antica Cryptalearum non conosceva: la concia delle pelli.
Nella Terra "delle Grottaglie" erano arrivati "li cunzaturi".
Una comunità laboriosa che prosperò e crebbe e quando, nella seconda metà del XIV secolo, l'arcivescovo Giacomo D'atri fece costruire il Castello e provvide anche a cingere di mura il borgo, in modo tale che si poteva accedere alla città solo attraverso una delle tre Porte, allora le "genti extramoenia" (ovvero le comunità che abitavano fuori dalle mura) decisero di spostarsi all'interno di esse, in modo da essere al sicuro in caso di attacco nemico.
La comunità dei conciatori di pelli si stabilì in prossimità della porta Sant'Antonio dove sorgeva già la piccola chiesa di Santo Stefano Dei Giudei e il loro quartiere (o pittagio) venne denominato GIUDECCA EBRAICA, mentre la via, che dalla piccola chiesa menava verso la Porta Sant'Antonio, venne chiamata "via de li cuoiai" (ovvero via dei conciatori di pelli, l'attuale via Umberto I, altrimenti conosciuta ancora oggi come "bbasciu alli cunzaturi").
La piccola comunità si mescolò con la gente del luogo e il suo lavoro e la sua laboriosità fu ritenuta talmente importante da un punto di vista sociale che, in una città ferocemente fiscale come Grottaglie, che pagava le tasse a due padroni (il barone laico e l'arcivescovo) le fu concesso di non pagare tasse.
Oggi la conciatura delle pelli è ormai un'attività desueta ma, nel 1600, perfino il papà di san Francesco De Geronimo, insieme ad altri artigiani, aveva un laboratorio per conciare le pelli appena fuori porta Sant'Antonio, proprio in prossimità del "famoso" muretto a secco di cui si discorre e su cui le pelli conciate, spesso venivano stese ad asciugare....
EBBENE.... QUEL MURETTO A SECCO CHE QUALCUNO HA PENSATO BENE DI ABBATTERE, PER IL NOBILE SCOPO DI GARANTIRE UN INGRESSO IN PIU' AD UN PARCHEGGIO, ERA..... L'ULTIMA TESTIMONIANZA VISIBILE DI QUEL TEMPO E DI QUELLA GIUDECCA EBRAICA DI CUI SI E' APPENA NARRATO...
Quando Grottaglie non era ancora la Grottaglie che conosciamo oggi, esistevano comunque degli insediamenti nella zona e, soprattutto le gravine e le grotte, rappresentavano la possibilità di avere un rifugio e una casa. Fu così che intorno all'anno mille una piccola comunità ebraica, per sfuggire alla persecuzione iconoclasta di Diocleziano, si stabilì nella gravina del Fullonese (lu Fuddanese). Qui la piccola comunità portò un tipo di artigianato che l'antica Cryptalearum non conosceva: la concia delle pelli.
Nella Terra "delle Grottaglie" erano arrivati "li cunzaturi".
Una comunità laboriosa che prosperò e crebbe e quando, nella seconda metà del XIV secolo, l'arcivescovo Giacomo D'atri fece costruire il Castello e provvide anche a cingere di mura il borgo, in modo tale che si poteva accedere alla città solo attraverso una delle tre Porte, allora le "genti extramoenia" (ovvero le comunità che abitavano fuori dalle mura) decisero di spostarsi all'interno di esse, in modo da essere al sicuro in caso di attacco nemico.
La comunità dei conciatori di pelli si stabilì in prossimità della porta Sant'Antonio dove sorgeva già la piccola chiesa di Santo Stefano Dei Giudei e il loro quartiere (o pittagio) venne denominato GIUDECCA EBRAICA, mentre la via, che dalla piccola chiesa menava verso la Porta Sant'Antonio, venne chiamata "via de li cuoiai" (ovvero via dei conciatori di pelli, l'attuale via Umberto I, altrimenti conosciuta ancora oggi come "bbasciu alli cunzaturi").
La piccola comunità si mescolò con la gente del luogo e il suo lavoro e la sua laboriosità fu ritenuta talmente importante da un punto di vista sociale che, in una città ferocemente fiscale come Grottaglie, che pagava le tasse a due padroni (il barone laico e l'arcivescovo) le fu concesso di non pagare tasse.
Oggi la conciatura delle pelli è ormai un'attività desueta ma, nel 1600, perfino il papà di san Francesco De Geronimo, insieme ad altri artigiani, aveva un laboratorio per conciare le pelli appena fuori porta Sant'Antonio, proprio in prossimità del "famoso" muretto a secco di cui si discorre e su cui le pelli conciate, spesso venivano stese ad asciugare....
EBBENE.... QUEL MURETTO A SECCO CHE QUALCUNO HA PENSATO BENE DI ABBATTERE, PER IL NOBILE SCOPO DI GARANTIRE UN INGRESSO IN PIU' AD UN PARCHEGGIO, ERA..... L'ULTIMA TESTIMONIANZA VISIBILE DI QUEL TEMPO E DI QUELLA GIUDECCA EBRAICA DI CUI SI E' APPENA NARRATO...